L’ansia consiste in un affanno costante, accompagnato da un senso di demotivazione e smarrimento e dal non riuscire a trovare soddisfazione nella maggior parte del tempo della propria vita. In Italia, secondo un sondaggio Eurodap del 2019, si calcola che circa il 79% per cento della popolazione soffra o abbia sofferto di ansia.


L’ansia e l’angoscia sono state a lungo considerate come un disturbo esistenziale filosofico e più recentemente, dalla scienza medica, come un disturbo biologico. Le emozioni sono state affidate al trattamento degli psicofarmaci ed alle sostanze inibenti, che rendono il soggetto più conforme ai comportamenti prestabiliti, ma non risolvono il problema alla radice. La scarsa attenzione a questi errori, genera confusioni che sono causa di un elevatissimo costo sociale.
Quali sono i sintomi dell’ansia?
Per prima cosa dobbiamo distinguere tra gli attacchi d’ansia circoscritti e motivati da una causa identificabile (ad esempio un esame, un colloquio di lavoro o una prestazione rispetto alla quale non ci sentiamo adeguati) e l’ansia generalizzata.
Quest’ultima è sicuramente più preoccupante.
I sintomi dell’ansia, in qualunque forma, sono comunque sempre gli stessi. Vediamo quali sono.
- tensione
- tremore
- sudore
- palpitazione
- aumento della frequenza cardiaca
- vertigini
- nausea
- formicolii alle estremità ed intorno alla bocca
- derealizzazione e depersonalizzazione
Quali sono le cause dell’ansia?
A differenza dell’ansia occasionale, l’ansia generalizzata non è caratterizzabile da una causa. L’ansia generalizzata non ha cause. Anzi, il lavoro psicoanalitico di revisione della propria storia personale giunge spesso a compimento proprio nel momento in cui il paziente riesce a riconoscere che non esiste causa.
Quello della causa è semmai il meccanismo della paura, che è diretta conseguenza di un pericolo reale.
L’angoscia è invece per definizione la paura del niente e si origina quasi sempre nel corso dell’infanzia.
Il bambino prova angoscia perché sperimenta una contraddizione al suo pensiero. Un pensiero in continua attività, come mostrano quelle elaborazioni alle quali Freud diede il nome di “teorie sessuali infantili”. In esse si esercita la competenza infantile nel predisporre al meglio le proprie relazioni con gli altri. In parole più semplici, il bambino sa esattamente come comportarsi per ottenere la propria soddisfazione nelle relazioni con gli altri. Quando questa soddisfazione viene negata (è importante riconoscere sempre le necessità del bambino, il che non vuol dire certo permettergli di fare sempre tutto ciò che vuole) ecco che sopraggiunge l’angoscia.
Come si cura l’ansia?
La cura dell’ansia passa attraverso un’attenta indagine della storia personale del paziente. È necessario che egli ripercorra i passaggi della sua vita, per riscoprirli e rileggerli sotto una luce nuova. La cosa più importare è che il paziente impari ad abbandonare progressivamente le regole del sistema che gli è stato imposto da bambino, ovvero il freno che non gli consente di uscire dai binari del prestabilito.
L’angoscia è tutta lì, in un prestabilito da accettare a priori che non concede appello.