Abusi, afasia, agorafobico, allucinazioni, amenorrea, assenza del desiderio, autismo, autodistruttività, balbuzie, disturbo borderline, bisogno, claustrofobia, cleptomania, compulsione, convulsione, crisi di panico, delirio, eiaculazione precoce, enuresi, epilessia, esaurimento, fattori affettivi del cancro, frigidità, gioco d’azzardo, incontinenza, ipocondria, isteria, lutto, malattia psicosomatica, mancanza, manie, mentalità “dopante”, mobbing, ritardo mentale, paura della morte, psicosi, psiconcologia, schizofrenico, sintomatologie varie, somatizzazioni, sbalzi di umore, tachicardia, timidezza eccessiva, vaginismo, vertigini, virtù, vizi.
In questo elenco di disturbi c’è tutto l’errore che la psicopatologia commette. L’errore consiste nell’assumere come dato primario ed oggettivo dati che primari ed oggettivi non sono. Non lo sono e non lo potranno mai diventare, e l’errore sta proprio nel trattare i dati appartenenti ad un tale come se fossero caratteristiche primarie, e infine teorizzarle. Se così fosse non ci sarebbe nulla da fare! Quel individuo sarebbe un meccanismo, il che non è. Fortunatamente per lui non è una cosa, non è un oggetto.
Potrebbe sembrare un’osservazione banale, ma è fondamentale per riconoscere la propria patologia!
Non c’è alcun altro modo per riconoscere sé stessi che questo:“Io sono così!”, che non è un dato di partenza, ma un riconoscimento di una storia di sequenze, di scelte e di accaduti modificabile.
La risposta della persona sana al tentativo dell’approccio perverso è un: “No!”, con una valutazione del tutto superficiale: “per favore, la smetta!”
Ossia è il primo giudizio di una persona sana che non ha ancora troppo formalizzato, ma è comunque un giudizio a tutti gli effetti. E’ il primo giudizio recuperato dal dialogo con sé stessi del so cosa desidero, sostenuto dal lavoro psicoanalitico con un’altro.
La facoltà di giudizio non ha bisogno di essere scritta su di un trattato: la persona sana sa rispondere nel tempo del si-no.
E’ per questo che nella nevrosi la rimozione è il mezzo principale della difesa dalla perversione: prende tempo. Avendo la nevrosi poca familiarità con la norma soggettiva, non ha la facoltà di risposta si-no, e può solamente continuare a rimandare nel tempo, ossia per fare del tempo la dimensione del rinvio di un giudizio di cui non ha la capacità. È rinvio a un domani in una serie temporale che tende a durare all’infinito; nella nevrosi il soggetto è nei guai perché questo infinito non dura, perché da qualche parte una sollecitazione esterna prima o poi arriva, non fosse che per in fatto che si accorcia la vita, diventerà sempre più difficile rimandare a domani.
La psicoanalisi è trattamento e cura di ciò che è già individuabile come sano con un altro attraverso una pratica di narrazione. L’uomo è un parlessere. La dignità del dire sta sullo stesso piano della confidenza ed è la condizione del rapporto: non ci può essere molto scarto di emissione tra pensiero e dire.
Può essere però molto più sbrigativo credere all’oggettività della parola e stabilizzarsi sull’altro versante, che è quello della perversione.
In psicoanalisi si tratterà invece di dire liberamente e senza pre-ordinare ciò che verrà in superficie, senza omettere.